La Biblioteca Reale di Alessandria d’Egitto

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Biblioteca di Alessandria – Wikipedia

Quando dici Biblioteca pensi subito a quella reale di Alessandria d’Egitto. Secondo gli storici si tratta infatti della più grande e rifornita biblioteca del mondo antico e, per questo, trasformò la città in uno snodo culturale di fondamentale importanza. Di quest’opera, purtroppo, non rimane più nulla perché andò distrutta a causa di un incendio fra il 48 a.C e il 642 d.C..

Le sue origini risalgono al III secolo a.C. sotto il regno di Tolomeo II Filadelfo. A tutti gli effetti insieme al vicino museo la biblioteca di Alessandria formava un importantissimo polo culturale sul quale agiva a tutela un sovrintendente che veniva nominato direttamente dal re. Secondo le testimonianze storiche il primo a occupare questo ruolo fu Zenodoto di Efeso. Il sovrintendente era a capo di una vera e propria task force di filologi e grammatici che dovevano correggere i testi delle opere custodite nella biblioteca. Questi testi rivisti venivano poi catalogati e conservati. Si ritiene che ai tempi di Filadelfo vi fossero conservati fra i 490mila e i 700mila volumi.

La fondazione è da far risalire ai Tolomei nel 305 a.C da uno dei generali di Alessandro Magno. Probabile che l’ideazione della biblioteca sia da assegnare a Tolomeo I Sotere a cui si deve anche l’annesso Museo o tempio delle Muse.

L’incendio della biblioteca ha rappresentato uno degli eventi più traumatici del periodo. Le circostanze e la datazione del rogo sono tuttora incerte e se ne identificano quattro possibili occasioni: la prima è l’incendio del 48 a.C. di Giulio Cesare; la seconda è l’attacco di Aureliano intorno al 270 a.C.; la terza è il decreto di Teodosio I del 391 a.C. e la quarta la conquista araba del 642 a.C.

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